Alessandra Arachi: E nella corsa al condono edilizio spuntano le richieste preventive

13 Luglio 2004
Gli ambientalisti di Legambiente hanno già provato a fare i conti, un po' a spanne. Risultato: dall'apertura dell'ultimo condono edilizio, marzo del 2003, in Italia sono stati tirati su tanti metri cubi abusivi di cemento quanti sarebbero bastati a costruire una città grande come Ferrara. Ma chissà se hanno fatto i conti anche con gli abusi "preventivi". Meglio: le richieste preventive per abusi ancora tutti da realizzare. È ormai una prassi consolidata che trova terreno fertile ad ogni proroga di condono", dice Massimo Miglio, capo dell'ufficio antiabusi del comune di Roma. E spiega: "Ne abbiamo scoperti tanti, purtroppo, di questi abusi preventivi. Si mette in scena un finto abuso, magari con pannelli o muretti tirati su in qualche ora. Si fotografano, poi si presenta una richiesta di condono, in tutta fretta, per entrare nei termini. L'abuso, però, è ancora tutto da realizzare. È successo a Villa Balestra. Oppure nel parco di Veio: qui hanno usato materiali già vecchi pur di simulare un abuso superato. Ma la verità è che succede moltissimo anche all'interno dei condomini". L'ultima proroga del condono edilizio è arrivata venerdì, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, quella sollecitata da alcune Regioni: adesso si avrà tempo fino al 10 dicembre per presentare richiesta di condono per abusi compiuti entro il 31 marzo del 2003. Per i pagamenti i tempi slittano anche fino alla metà del 2005. Ma quali e quanti abusi si potranno sanare ancora non si sa. Perché la sentenza della Consulta, alla fine, ha stabilito che saranno le Regioni a decidere le tipologie e le volumetrie della sanatoria. E adesso sono proprio le Regioni a chiedere al governo una stretta collaborazione in materia. "Bisognerebbe promuovere rapidamente un incontro per concordare come gestire l'intera partita", dice Claudio Martini, presidente della Regione Toscana. E aggiunge: "Al di fuori di uno stretto rapporto di confronto diventa impossibile costruire una strategia condivisa". Già, una strategia. Dopo aver fatto i conti, gli ambientalisti di Legambiente implorano le Regioni di legiferare con norme severe, proponendo addirittura un decalogo di regole nel tentativo di scongiurare altri scempi. Tra queste: assoluto divieto di sanare abusi su aeree demaniali, ma anche di condonare gli abusi nelle aree vincolate e in quelle protette. Un'implorazione che trova terreno fertile in una regione come la Toscana ("Noi una legge ce la abbiamo già e si occupa anche dei piccoli abusi"). O come il Friuli Venezia Giulia: qui Riccardo Illy, il presidente, è fermamente determinato ad arginare atti illeciti e, in generale, forme di diseducazione rispetto all'osservanza delle leggi. Prima regola tra tutte: "Non ci sarà alcuna sanatoria per opere realizzate sopra terreni non edificabili". L'Italia, però, è grande e variegata. E se in poco più di un anno (dall'apertura dell'ultimo condono, appunto) in tutto il nostro Paese è venuta su una città abusiva virtuale vasta come Ferrara, in certi posti del nostro Paese non c'è bisogno di fare i calcoli, basta guardarsi intorno per evidenziare gli scempi. "All'isola d'Elba per esempio: lì ogni anno che passa i boschi diventano ville", aggiunge Massimo Miglio dell'ufficio capitolino antiabusi. E spiega: "In una città come Roma ci siamo attrezzati con sistemi sofisticati, anche satellitari, per cercare di colpire gli abusi e non esitare a demolirli. Quest'ultima proroga, però, ci crea un ulteriore problema: spinge chi ha commesso un abuso a resistere il più possibile alle demolizioni, nella speranza di riuscire ad approfittare di un prossimo condono". Con la beffa oltre al danno: quando uno stabile viene demolito è, ovviamente, chi ha costruito l'abuso a pagarne le spese.

Alessandra Arachi

Alessandra Arachi, nata a Roma nel 1964, giornalista al “Corriere della Sera”, con Feltrinelli ha pubblicato: Briciole. Storia di un’anoressia (1994), da cui è stato tratto l’omonimo film per tv con la …