Enrico Franceschini: Dall’estero invasione di farmaci. Italiani vi aiuteremo a smettere

12 Gennaio 2005
Le multinazionali farmaceutiche hanno un nuovo fronte nel mirino: l’Italia. Il divieto di fumare entrato in vigore nel nostro paese ha attirato l’attenzione delle grandi aziende internazionali che producono gomme da masticare, cerotti e medicinali alla nicotina, ovvero qualunque prodotto in grado di aiutare i tabagisti più accaniti a fare a meno delle sigarette o almeno a combattere la loro dipendenza. Varie società del settore hanno deciso di lanciare aggressive campagne promozionali in coincidenza con il bando italiano al fumo in ristoranti, bar e locali pubblici, sulle ali del successo colto in altre nazioni che hanno precedentemente messo fuori legge le sigarette. «I gruppi farmaceutici», scrive il ‟Financial Times”, che dedica un ampio servizio al fenomeno, «si apprestano a incassare quello che i loro rivali, le multinazionali del tabacco, stanno per perdere». Come dire che, quando c’è di mezzo il fumo, c’è sempre qualcuno che in un modo o nell’altro ci guadagna. La GlaxoSmithKline (Gsk) guiderà l’invasione dei prodotti anti-fumo in Italia, lanciando una campagna pubblicitaria da 5 milioni di euro nel tentativo di moltiplicare le vendite dei suoi sostitutivi della nicotina, le gomme da masticare e i cerotti "NiQuitin". Un diretto rivale, la Pfizer, sta facendo altrettanto. L’interesse della Gsk per il mercato italiano segue un aumento del 36 per cento delle vendite dei suoi prodotti in Irlanda, da quando il governo di Dublino ha introdotto un divieto di fumare in tutti i locali pubblici nel marzo scorso. In meno di un anno, il bando e il marketing di prodotti sostitutivi della nicotina hanno portato a un sostanziale aumento del numero di irlandesi che hanno smesso di fumare. La Gsk ha intenzione di avviare campagne promozionali analoghe a quella italiana anche in Spagna e Portogallo, altri due mercati dell’area del Mediterraneo tradizionalmente considerati un paradiso dei tabagisti. Di recente entrambi i paesi hanno cominciato a discutere l’introduzione di un divieto di fumare e un aumento delle tasse sulle sigarette, sull’esempio di quanto è avvenuto in Irlanda, in Finlandia e ora in Italia. «Il fumo è la maggiore causa di mortalità nei paesi sviluppati», afferma Jack Ziegler, direttore della divisione marketing della Gsk, «e noi ci muoviamo per aiutare a combatterlo non appena un paese comincia a cambiare leggi e atteggiamento in materia». La GlaxoSmithKline, che ha un fatturato di oltre 200 milioni di euro l’anno soltanto in Gran Bretagna, sostiene che le possibilità di smettere di fumare senza alcuna assistenza farmaceutica o specialistica sono circa del 5 per cento; raddoppiano, raggiungendo il 10 per cento, con l’aiuto di prodotti che forniscono nicotina all’organismo senza i dannosi effetti collaterali del tabacco; e salgono al 26 per cento quando questi prodotti sono accompagnati da terapie e altre forme di assistenza. Un rischio è che i fumatori diventino dipendenti dai sostitutivi della nicotina come lo erano dal tabacco. Ma alcuni esperti ritengono che sarebbe comunque uno sviluppo positivo, perché avrebbe un impatto meno grave sulla salute.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …