Enrico Franceschini: Guantanamo apre i cancelli, subito fuori i detenuti inglesi

13 Gennaio 2005
Gli ultimi quattro cittadini britannici e uno dei due cittadini australiani ancora detenuti nella controversa base militare americana di Guantanamo, a Cuba, saranno consegnati nei prossimi giorni ai rispettivi governi. "Si tratta di combattenti nemici, incarcerati sulla base delle leggi di guerra e della legge americana", ha reso noto ieri un comunicato del Pentagono. "Saranno rilasciati nelle mani dei governi del Regno Unito e dell’Australia, che hanno accettato la responsabilità per il comportamento di questi individui e che si impegneranno a impedire loro di impegnarsi in attività terroristiche in futuro". Poco prima dell’annuncio ufficiale di Washington, il ministro degli Esteri Jack Straw aveva anticipato la notizia al parlamento di Westminster, affermando che i quattro britannici verranno liberati "nelle prossime settimane". I quattro uomini (Moazzam Berg, Martin Mubanga, Richard Belmar e Feroz Abbasi) potranno essere interrogati dalla polizia al rientro in patria e venire eventualmente incriminati nel quadro delle leggi antiterrorismo britanniche, ha indicato Straw. Un atteggiamento analogo sarà adottato dal governo di Sydney nei confronti di Mamduh Habib, l’australiano che sarà rilasciato insieme ai cittadini di Sua Maestà britannica. Pur accogliendo favorevolmente l’iniziativa, le associazioni per la difesa dei diritti umani esortano la Gran Bretagna ad accertare se i quattro hanno subito torture e violenze nel carcere di Guantanamo, dove sono rimasti detenuti per oltre tre anni. "Qualunque accordo sia stato raggiunto tra Washington e Londra sul loro rilascio, non deve impedire un’inchiesta imparziale sulle condizioni in cui sono stati tenuti prigionieri", osserva James Dyson, portavoce di Amnesty International. Due dei detenuti britannici, Martin Mubanga e Moazzam Begg, sono riusciti a far sapere che sono stati torturati durante la prigionia, un’accusa smentita dagli Usa. I gruppi per la difesa dei diritti umani hanno ripetutamente criticato gli Stati Uniti per il trattamento di tutti i prigionieri della base, chiedendo che vengano sottoposti a regolare processo oppure rilasciati. Altri cinque britannici, rimpatriati l’anno scorso da Guantanamo, sono stati interrogati dalle autorità di Londra al ritorno in patria ma successivamente rilasciati senza alcuna incriminazione. Il campo di prigionia di Guantanamo era stato aperto all’interno della base militare americana a Cuba quattro mesi dopo gli attentati contro New York e Washington dell’11 settembre 2001, allo scopo di trattenervi i combattenti catturati nell’invasione dell’Afghanistan e altri estremisti islamici sospettati di collaborazione con al Qaeda. La settimana scorsa il Financial Times ha rivelato che il rilascio dei quattro britannici e dell’australiano farebbe parte di un piano per ridurre radicalmente il numero dei prigionieri a Guantanamo. L’obiettivo sarebbe di consegnare un non specificato numero di detenuti ai governi di 19 paesi che hanno propri cittadini tra i prigionieri della base, per creare una prigione permanente sull’isola, destinata a chiamarsi Camp Six, con spazio per non più di duecento detenuti: coloro che gli Stati Uniti vogliono tenere prigionieri a tempo indeterminato.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …