Riccardo Staglianò: L’Italia smantellerà “Ottobre Rosso”

07 Febbraio 2005
La "caccia a Ottobre Rosso" finirà per mano italiana. Saranno i nostri tecnici ad aprire, come delle gigantesche scatolette di tonno, le carcasse male in arnese di quella che fu la temibile flotta di sommergibili dell’Unione sovietica. E a metterne in sicurezza il contenuto radioattivo. Un progetto di cooperazione che in dieci anni smantellerà 117 sottomarini nucleari al costo, per il nostro Paese, di 360 milioni di euro. L’accordo, che risale a un incontro Putin-Berlusconi del novembre 2003, è stato discusso in commissione Difesa alla Camera il 25 gennaio e sembra sul punto di essere ratificato dal Parlamento. Poi gli esperti della Sogin, specialista di smaltimento di scorie nucleari (dalla centrale di Trino Vercellese alla contestatissima sede abortita di Scanzano Jonico), potranno mettersi all’opera. Nei giorni scorsi il quotidiano moscovita ‟Izvestia” aveva dato notizia della sorte analoga che a breve toccherà a uno degli ultimi Project 941 Typhoon, cui il romanziere Tom Clancy si ispirò nel 1984 per il suo bestseller Caccia a Ottobre Rosso, appunto. La reliquia bellica attraccata a largo del Mare di Barents con ancora 20 missili intercontinentali a bordo verrà presa in consegna dai tecnici statunitensi - anche in quel caso Washington pagherà la fattura che Mosca non può permettersi - per liberarsi del pericoloso carico. "A quel punto nel nostro inventario - spiega al ‟Novosti” l’ammiraglio Gennady Suchkov, ex comandante della "flotta del nord" - resteranno solo 3 altri Typhoon, l’Arkhangelsk, il Severstal (l’unico con missili balistici, ndr) e il Dmitry Donskoi, che verrà aggiornato". E si avvierà a conclusione l’epoca leggendaria di questo mostro dei mari, il più grande mai varato (172 metri per 23) con tanto di sauna, piscina e stanza per fumatori, temuto soprattutto perché molto difficile da rilevare dai sistemi di monitoraggio avversari grazie al fatto di essere ultrasilenzioso e di poter lanciare i missili da sotto i ghiacci della calotta polare, senza bisogno di risalire in superficie. Ma con il disfacimento dell’ex Urss, nel 1989, l’arsenale nucleare diventò di colpo troppo ingombrante. Con gli anni '90 il processo di riduzione degli arsenali russi trovò, oltre agli Usa, partner anche nell’Unione europea, il Giappone e il Canada. E proprio con il vertice G8 di Kananaskis i paesi ricchi si impegnarono a investire, nell’arco di dieci anni, 20 miliardi di dollari a questo scopo. Nel corso dell’ultimo decennio sono stati messi fuori servizio 193 sottomarini nucleari. Gli esperti italiani si occuperanno dello smantellamento dei 117 appartenenti alla "flotta del nord", inclusa la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito (ancora a bordo di 37 sottomarini, ognuno con due reattori). Sarà un processo lungo: dopo aver "tagliato" i compartimenti stagni che custodiscono i reattori nucleari si dovranno trasportare scorie e rifiuti radioattivi in depositi di stoccaggio da realizzare (oggi sono conservati nella penisola di Kola), costruire sistemi per la loro protezione fisica quindi provvedere alla bonifica ambientale dei terreni contaminati. E molto delicato, dal momento che nella maggior parte dei casi i depositi sono strutture in cattivo stato e la radioattività complessiva esistente ad Andreeva Bay, ad esempio, è paragonabile a quella di Chernobyl. Il nostro governo, che ha curiosamente inserito l’iniziativa in un collegato alla Finanziaria che ha come obiettivo il rilancio della nostra economia (si era parlato di possibili ricadute industriali per l’Italia, ma senza specificare), nominerà un commissario ad acta per sovrintendere a tutte le operazioni. Tra i papabili si fanno i nomi del generale Carlo Jean, attuale presidente della Sogin, del capogabinetto all’Ambiente Paolo Togni e del capo della protezione civile Guido Bertolaso. E c’è chi, pur non disconoscendo la natura meritoria dell’iniziativa a favore della Russia - e l’importanza di mantenere ottimi rapporti tra i rispettivi premier -, ha colto l’occasione per chiedersi a che punto stia, invece, la localizzazione della nuova sede dello smaltimento italiano. Così in commissione Difesa, mentre il sottosegretario udc Giuseppe Drago segnalava "la necessità di pervenire alla ratifica (dell’accordo italo-russo, ndr) nel più breve tempo possibile" la ds Silvana Pisa chiedeva, ottenendolo, di "rinviare il seguito dell’esame, al fine di poterne approfondire i contenuti".

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …