Riccardo Staglianò: Microsoft e Google, la svolta della Rete

26 Gennaio 2006
Microsoft e Google, destini incrociati. La più chiusa delle aziende informatiche costretta ad aprirsi per rispettare le regole della concorrenza europea. La più aperta delle compagnie internettiane che decide di autocensurarsi per non rischiare di perdere l’immenso mercato cinese. La compagnia di Bill Gates è pronta a svelare il suo "codice sorgente" per evitare le mega-multe dell’antitrust di Bruxelles. La "ricetta" di Windows è il segreto meglio custodito dell’industria informatica, e questo spiega il clamore per l’annunciata resa della compagnia di Bill Gates. Il colosso di Redmond tuttavia non renderà pubbliche le specifiche tecniche del sistema operativo più comune, quello montato su nove computer "domestici" su dieci nel mondo, bensì quelle della versione "server", che fa funzionare oltre la metà dei siti internet. ‟Studieremo attentamente l’offerta”, si è limitato a commentare il commissario alla concorrenza Neelie Kroes. E ha ricordato all’azienda che ancora aspetta le risposte scritte alle contestazioni contenute nell’ultimatum del dicembre scorso: se non arriveranno entro il 15 febbraio, neppure la mossa a sorpresa di ieri eviterebbe le sanzioni di 2 milioni di euro al giorno per abuso di posizione dominante.
È un contenzioso antico quello tra Microsoft a Bruxelles, che iniziò a indagare nel 2000 sulle accuse riguardanti la cosiddetta "interoperabilità", ovvero la capacità per gli altri produttori di software di funzionare bene con Windows. Nel marzo 2004 l’allora commissario Mario Monti prese la decisione che i suoi colleghi americani avevano più volte soltanto accarezzato: una multa di 497 milioni di euro per aver approfittato del suo monopolio di fatto e l’obbligo, proprio per ripristinare una leale competizione, di rendere noti codice sorgente e altri protocolli. Bill Gates pagò senza battere ciglio ma fece appello e chiese la sospensione delle altre pene (le prime udienze si terranno a partire dalla fine di aprile e la decisione non arriverà prima di un anno). A dicembre scorso, quindi, il successore di Monti è tornato alla carica con una "lettera di obiezioni" al mancato rispetto degli accordi di marzo.
‟Noi riteniamo di avere rispettato gli obblighi imposti dalla Commissione europea”, ha rivendicato ieri il responsabile del servizio legale di Microsoft Brad Smith. Ha ricordato le ‟12.000 pagine di dati tecnici” già fornite, la collaborazione mostrata e i suoi limiti: ‟A questo punto è chiaro che il codice sorgente è il massimo che possiamo offrire”. A giudicare dalla freddezza delle reazioni dell’eurocommissario di fronte a ciò che l’azienda considera un enorme sacrificio, la partita non è chiusa. A relativizzare l’entità del gesto contribuiscono le critiche dei membri del movimento open source, che mettono volontariamente a disposizione di tutti i programmatori il proprio "sorgente": ‟Non ci risolve alcun problema”, dichiara alla Reuters Carlo Piana, legale della Free Software Foundation. È escluso dall’offerta chi sviluppa Linux, il sistema che con quasi il 30% del mercato è il rivale di Microsoft nel settore dei server.
Se Microsoft è stata costretta a piegarsi a vantaggio degli altri, il suo grande avversario Google lo ha fatto a scapito dei suoi utenti. Il motivo è in entrambi i casi economico: nel primo caso per evitare sanzioni, nel secondo per non perdere una grossa fetta di mercato. Il motore di ricerca ha annunciato una versione cinese autocensurata, in cui tutti i siti politicamente sconvenienti secondo i parametri governativi non saranno raggiungibili. Inutile cercare Tibet, Tienanmen, Taiwan, solo per citare le "3T" tabù di Pechino, perché la risposta sarà "Nessun risultato trovato". Ma ai navigatori orientali sarà interdetto anche l’accesso alla capiente posta elettronica e alla possibilità di crearsi dei blog. ‟È un giorno nero per la libertà di espressione” commenta Reporter senza frontiere. ‟Per lavorare in Cina dovremo rimuovere alcuni documenti. Ciò va contro la nostra politica, ma non fornire alcun risultato sarebbe ancora peggio”, spiega al ‟New York Times un dirigente”, riferendosi al fatto che era diventato sempre più difficile per i 100 milioni di utenti cinesi (il secondo mercato al mondo dopo quello Usa) collegarsi al motore "rallentato" dalle censure di Pechino. E sempre più facile, per il rivale locale Baidu.com, attirare un numero crescente di navigatori stanchi di aspettare.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …