Michele Serra: L'amaca di mercoledì 7 maggio 2008

07 Maggio 2008
Ogni tanto i pensieri futili aiutano a passare la giornata. Infuriando il dibattito sul pensiero di Fini a proposito dei nazi di Verona, ho rivisto e riascoltato il breve e sfortunato fraseggio del nostro da Bruno Vespa, rimandato da molti telegiornali. Ma ho faticato a coglierne il senso, perché del frammento finiano, inesorabilmente, mi colpiva soprattutto un dettaglio: l’impressionante abbronzatura (un tempo si sarebbe detto da pescatore, oggi da tronista) del neopresidente della Camera. La maschera cuprea, uniforme e intensa, strideva con la bassa stagione e – diciamo così – con il nuovo uffizio dell’onorevore Fini, che immaginavamo già prono sulle carte di Stato, nella penombra di sontuose stanze, gravato dalle responsabilità e dai pensieri. Invece la sua sagoma televisiva, parendo appena sortita da un dejeunner sur l’erbe, smentiva tutti i nostri pregiudizi sul lavoro politico e le sue severe incombenze. La politica fu per noi seminterrati fumosi, occhiaie e pallore da intellettuali. Oppure, da più grandicelli, le austere scrivanie e le grisaglie delle istituzioni. Per loro invece è qualcosa di sportivo, a mezzo tra il fitness e quattro chiacchiere alla Versiliana. Ovvio che abbiano vinto.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…