Michele Serra: L'amaca di giovedì 9 luglio 2009

09 Luglio 2009
Il problema dei cosiddetti graffiti urbani riassume bene il problema della società di massa (per questo se ne parla tanto). Tutti sentono di avere il diritto di esprimersi e di essere "qualcuno". Pochi hanno la capacità di farlo a un livello decente. I muri delle città italiane esprimono implacabilmente questo gap: per ogni metro quadrato di arte c’è un chilometro quadrato di patetico esibizionismo. I writers, in genere, rifiutano questa discriminante estetica: sostengono il diritto all’espressione di massa, ovviamente a scapito dello sguardo pubblico costretto a sorbirsi, in aggiunta alla bruttezza urbana, la bruttezza vanamente riparatoria di orribili graffiti. Né è facile escogitare soluzioni "selettive", tendenti a impedire o cancellare l’espressione del brutto e valorizzare l’espressione del bello: il mercato, che oggidì piaccia o non piaccia è il selezionatore quasi unico della qualità (vera o presunta) non ha potere sui muri e sui cavalcavia. La libera espressione del sé è il solo criterio (iperdemocratico) che governa il graffitismo. Diciamo che, almeno per il momento, è un criterio ancora molto immaturo e generico. Produce quantità e non qualità. Mediocrità e non fantasia. E fa rimpiangere – che tristezza – perfino l’arbitrio e le speculazioni del mercato dell’arte.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…