Michele Serra: L'amaca di sabato 25 luglio 2009

29 Luglio 2009
Mi è capitato di ascoltare in televisione l’intervento di un parlamentare autonomista siciliano. L’accento nativo era così spiccato da sembrare forsennato: come se le rivendicazioni localistiche del suo discorso trovassero coronamento nello strazio arrecato alla lingua "centralista", l’italiano. Uguale impressione ricavo in genere dagli oratori leghisti (uno sopra tutti, l’ex ministro Castelli). La cadenza indigena non prova neanche a conformarsi al suono che la lingua nazionale dovrebbe produrre. Ne fa serenamente a meno, e procede spedita lungo gli antichi percorsi dei nostri avi contadini.
Non è una novità la riconoscibile provenienza regionale di governanti e parlamentari. Ma chi la immaginava come un retaggio inoffensivo, destinato a scemare con il miglioramento complessivo del livello di istruzione e di cultura del Paese, evidentemente sbagliava. In televisione come in politica c’è una recrudescenza delle cadenze locali che allude allo sfascio dello spirito unitario del Paese. Il macchiettismo regionale ha già massacrato il nostro cinema, non si vede perché debba risparmiare la politica. Ci dev’essere una vera e propria concertazione dei passi indietro.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…